Se pensiamo alla gravidanza e ad una possibile preparazione a questo passaggio di vita, ci vengono in mente numerosi corsi propedeutici al parto, ma sicuramente poco o nulla riguardo al dopo. Come se, una volta aver dato alla luce il proprio bebè, il percorso finisse e non si avesse bisogno di altro. Ma è davvero così?
Purtroppo non sempre il parto va come ce lo si aspettava e non sempre si torna a casa con un bel ricordo di un evento tanto potente quanto straordinario: questo può portare nella donna il rimpianto per un’occasione perduta ed un senso di delusione; inoltre talvolta il non coincidere della realtà con quelle che erano le aspettative, può influire negativamente sulla relazione mamma-bebè e anche sull’allattamento al seno.
Se il proprio piano del parto è stato rispettato, se non si sono subite violenze ostetriche, se ci si è sentite accolte nei propri bisogni, il parto viene conservato in memoria come un evento positivo del quale si ha piacere a raccontare fin da subito. Di contro, se si portano con sé cicatrici e ferite emotive, è importante aspettare prima di analizzare quello che si è vissuto, in quanto la perdita del parto sognato può essere percepita come un lutto che ha bisogno di diverso tempo per essere metabolizzato.
In entrambi i casi la donna che eravamo prima di partorire non esiste più ed occorre almeno un anno perché ci si riesca a sentire di nuovo se stesse, anche se profondamente trasformate. Ci sono donne che in fase di rinascita cambiano taglio di capelli, modo di vestire, profumo, e ce ne sono altrettante che provano un forte senso di disorientamento fino a quando non decidono di fermarsi e di rimettere insieme i pezzi di quanto accaduto.
Ogni donna sa quando è giunto il suo momento per rielaborare il parto, per mettere un punto a quello che è stato il suo percorso di nascita come madre. In ogni caso, che il parto sia stato piacevole o meno, sarebbe importante coinvolgere il proprio compagno (o chi era presente) nella ricostruzione degli eventi, poiché spesso la donna sente di avere dei pezzi mancanti o ricorda una sensazione di perdita temporanea di coscienza: il compagno, le ostetriche e/o la doula possono restituire dei dettagli preziosi che danno un senso più completo alla propria esperienza.
Oltre al fondamentale confronto con altre donne che porta a non sentirsi sole, si può scegliere di farsi accompagnare e di dedicare un primo momento alla verbalizzazione, poi si potrebbe mettere per iscritto il racconto oppure fare una collana del parto in cui ogni singola perla va a simboleggiare un preciso momento del proprio vissuto. Questa collana diventa così sia un oggetto-racconto da condividere con il proprio compagno e con i propri figli, sia un modo per fare pace con il proprio parto.
E’ altrettanto importante portare l’attenzione al proprio corpo, magari con un’armonizzazione delle cicatrici (metodo validissimo per la cicatrice del taglio cesareo e delle episiotomie, soprattutto quelle non necessarie e difficili da accettare), oppure con una chiusura con il rebozo (particolare telo messicano tessuto a mano) che non solo crea una sorta di bozzolo per la donna, ma aiuta gli organi interni a tornare al proprio posto ed effettua una chiusura energetica, visto che con il parto si va in mille pezzi. Inoltre ci si potrebbe affidare ad una sana pratica di yoga che aiuti ad accettare, a lasciar andare e soprattutto ad entrare in contatto con il proprio corpo e con il (nuovo) sé più profondo. Indispensabile qualche seduta osteopatica che consiglio sempre alle neomamme.
Tutti questi strumenti possono essere un valido sostegno in qualsiasi post partum, anche se sarebbe opportuno soffermarsi maggiormente sulle situazioni in cui il parto è stato vissuto come evento traumatico, poiché non prendersi cura di quella cicatrice potrebbe portare ad un baby blues, ad una depressione, ad un forte senso di inadeguatezza e soprattutto intaccare la relazione con il partner e con il proprio bebè. Compito di chi accompagna una gravidanza è anche quello di cercare di prevenire tutto questo offrendo le proprie competenze, ma soprattutto creando attorno alla donna una rete di professionisti pronta a supportare ogni esigenza.
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