Ci sono alcuni passaggi di vita che molto più di altri necessitano di un rito che ne suggelli il compimento, la fine, la trasformazione: in primo luogo perché la nostra mente ha bisogno di azioni concrete per metabolizzare al meglio quanto accaduto, in secondo luogo perché anche a livello energetico il cambio di direzione o il punto che desideriamo mettere a quel preciso capitolo della nostra vita va in qualche modo segnato.

La chiusura rituale con il rebozo permette di fare tutto questo ed è un momento davvero potente e pregno di significato per chi lo vive, in quanto concede a chi ne fa esperienza, la possibilità di essere imbozzolato/a per poi darsi l'occasione di una nuova rinascita; questo tipo di pratica si dimostra essere molto efficace dopo il parto, ma anche dopo la rottura di un equilibrio come la fine di una relazione o di un rapporto lavorativo, ed in modo particolare dopo un lutto. In tutti questi momenti, la persona che ha vissuto questo tipo di esperienza, può sentire dentro di sé l'urgenza di voltare pagina, di dire a se stessa che è riuscita a stare in quanto accaduto e che quell'avvenimento è diventato parte integrante della propria biografia, ma al tempo stesso potrebbe desiderare più di ogni altra cosa iniziare un nuovo capitolo della propria vita, magari con diversi obiettivi ed intenti o con uno slancio ed un entusiasmo rinnovati e costellati di freschezza e di leggerezza.

In altri casi accade che, per una serie di programmazioni mentali, per retaggio culturale, per storie di lignaggio o per predisposizione caratteriale, si faccia fatica a stabilire dei confini e a far percepire agli altri lo spazio di manovra entro il quale muoversi, subendo così invasioni fisiche, energetiche, verbali e spirituali indesiderate che fanno sentire privi di difese o della capacità di dire 'no' oppure 'basta'.

E ancora, ci possono essere frangenti durante i quali tutto quello che si avrebbe brama di saper fare è lasciar andare, ma ci si ritrova cristallizzati, se non addirittura congelati, nell'intento e, pur non stando più a proprio agio in quella data situazione ci si ritrova come intrappolati, per non dire ingabbiati in abiti, luoghi o vincoli che non appartengono più al sentire attuale.

Infine si potrebbe avere come la sensazione di essere andati in mille pezzi ed avere la voglia di ricomporsi, di ricostruirsi, di rialzarsi in piedi.

In tutte queste situazioni la chiusura rituale con il rebozo dona un contenimento che apporta alla persona un profondo senso di protezione e di calore e che infonde fiducia nelle proprie capacità, tanto che una volta finito il trattamento si vivono settimane di grande svolta in diversi settori della propria vita e quasi si stenta a riconoscersi in quella nuova sfaccettatura del proprio sé che finalmente vede la luce ed è libera di esprimersi senza il timore di essere giudicata.

Dopotutto ogni ciclo ha una sua fine e la fine altro non è che il passaggio che precede un nuovo inizio. Allora, se è fondamentale celebrare gli inizi si fa dunque altrettanto importante rendere onore e gratitudine al processo che ci ha portato ad arrivare ad intraprendere un nuovo percorso. Come un puzzle che finalmente viene completato, come il concludersi di una storia che ci ha tenuto incollati al libro dalla prima all'ultima pagina, come la ciclicità della natura che ha sempre momenti di transizione abbastanza chiari e definiti che ci permettono di interpretare e di dare un senso a quanto viviamo, così, le nostre personali vicende hanno bisogno di essere inserite in un contesto più ampio e lette con un significato che va ben oltre a quello intrinseco, poiché là dove non troviamo risposte esaustive agli episodi della nostra vita, possiamo perlomeno offrire a noi stessi il messaggio che ancora una volta ne siamo usciti vincenti.

Perché noi dobbiamo essere gli unici protagonisti della nostra esistenza. Sempre.

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