In qualsiasi situazione che richiede una presa di posizione o quantomeno un orientamento, la reale libertà di scelta sta nel possedere un orizzonte di possibilità da studiare e da valutare in maniera ponderata. Siamo ormai così abituati ad un parto ospedalizzato che davvero poche persone conoscono le alternative possibili a questa che è solo una delle possibili scelte; siamo così abituati all’idea che qualcuno debba far partorire la donna che, nel corso del tempo, ella ha smesso gli abiti della protagonista del suo evento affidando la totale responsabilità del proprio parto agli esperti che la assistono.
Esperti che, nella maggior parte dei casi (si parla ovviamente di gravidanza fisiologica e di parto naturale) sono lì soltanto come testimoni del miracolo della vita.
Solo la donna può partorire, ripercorrendo la storia di tutte le antenate e di tutte le donne che prima di lei hanno superato questo rito iniziatico, recuperando memorie uterine e forse selvagge, facendo riaffiorare il suo istinto primordiale e dandosi la possibilità di essere la protagonista assoluta del suo parto. Insieme al suo bambino, in connessione con il suo corpo, con le contrazioni che le fanno capire in quale posizione mettersi, con un dolore che la porta a stare nel qui ed ora perché possa in presenza e consapevolezza muoversi e stare nel suo sentire, la donna può ricordare come si fa a partorire. Protagonista con lei è il suo bambino/la sua bambina che rimane in comunicazione costante per fare squadra, per amplificare quella comunicazione sottile e profonda stabilita durante la gravidanza. Tutti gli altri personaggi dovrebbero rimanere sullo sfondo in maniera attiva, ma discreta e silenziosa, per non distrarre la donna, anzi proprio per garantirle la possibilità di essere indisturbata e protetta.
E’ importante sottolineare che nel momento in cui si prende la decisione di partorire in casa ci si appoggia comunque all’ospedale più vicino, così che in casi di reale urgenza la struttura possa mandare un’ambulanza nel più breve tempo possibile.
Di norma sono presenti già dai prodromi due ostetriche; potrebbero esserci anche una Doula e tutti i familiari che la donna desidera avere accanto: il compagno, la propria madre, i figli più grandi.
Se si ha il grande desiderio di partorire in acqua, viene noleggiata una piscina sulla quale va messo un telo di protezione monouso; non possono mancare le traversine, un ventilatore se fa caldo, una stufa, dei telini di cotone con i quali avvolgere il bambino, degli asciugamani e tutta una serie di strumenti che possono concorrere al benessere della donna: dalla palla gonfiabile ai cuscini, a un tappetino da yoga sul quale eventualmente inginocchiarsi.
Si può anche preparare una playlist con la musica preferita, una serie di oli essenziali che potrebbero essere annusati in alcuni momenti, dell’acqua calda per gli impacchi sulla schiena, un olio da massaggio e sicuramente tanti spuntini da poter fare nel momento del travaglio.
E’ importante assecondare il sentire della donna, rispettare il silenzio e stare in penombra, andando così ad eliminare tutti quegli elementi che potrebbero essere di disturbo.
Un parto in casa avviene nella maniera più naturale possibile: tutti i partecipanti assistono cercando, ove necessario e senza interferenze, di portare il proprio contributo. La donna ha la possibilità di vivere intensamente ogni contrazione, di assopirsi tra una e l’altra, di mangiare qualcosa, di cambiare posizione.
In fase espulsiva le ostetriche sono accanto alla donna per accompagnarla ad accogliere l’uscita del suo bambino e, subito dopo, per favorire l’attaccamento al seno ed attendere il secondamento (la nascita della placenta).
Di solito in un parto in casa la placenta rimane attaccata a lungo al neonato, sicuramente fino a quando il cordone non smette di pulsare e spesso le famiglie optano per una nascita lotus (la possibilità di non tagliare il cordone ombelicale fino a quando non si stacca naturalmente).
Inoltre al bambino non viene fatto il bagno e viene garantito fin da subito il contatto pelle a pelle; non si ricevono visite indesiderate e si ha la possibilità di vedere custodita la propria intimità; viene contattato un pediatra privato per la prima visita al neonato, e le ostetriche si occupano di seguire la neo mamma quotidianamente per tutta la durata del puerperio.
La casa ha un’energia familiare e ovattata e questo favorisce nella donna un senso di territorialità e al tempo stesso di serenità e di sicurezza.
A volte ci si prepara per un parto in casa, ma le cose vanno diversamente: picchi di pressione nelle ultime settimane, bambini che non si girano, paure e dubbi che arrivano all’ultimo minuto. Se partiamo dal presupposto che nessuna scelta debba essere per forza definitiva e quindi seguita pedissequamente e ad ogni costo, se stiamo nell’ascolto e ci affidiamo al nostro intuito, ma anche ai messaggi che ci manda il nostro bambino, se ci informiamo il più possibile sui nostri diritti e sugli scenari che si prospettano, non sarà un improvviso cambio di direzione a togliere significato al nostro parto.
Le aspettative tendono a deluderci, perché molto raramente si realizzano, mentre la resilienza è in assoluto quella cosa che non dovrebbe mai mancare in una borsa del parto, che si decida di andare in una casa maternità, in una struttura ospedaliera o di rimanere tra le mura della propria abitazione.
Perché alla fine, noi possiamo (e abbiamo il dovere di farlo) informarci e prendere la strada che desideriamo, ma è il nostro bambino che sceglie come venire al mondo e l’elemento (acqua, aria , terra o fuoco) che sosterrà la sua nascita, così come il luogo in cui egli/ella ci porterà a partorire, ci daranno un giorno una lettura incredibile e molto veritiera sul suo temperamento e sulla sua missione di vita.
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