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 Se riusciamo a vivere in modo consapevole, tutto può essere fonte di nutrimento ed energia, non soltanto gli alimenti che ingeriamo: ci avevi mai pensato? Il modo di respirare, i pensieri e le emozioni che portiamo dentro con il respiro, ci nutrono, ci caricano o ci scaricano, a seconda della loro vibrazione, modificano la nostra postura portandoci ad aprirci al mondo o a chiuderci, a proteggerci. I libri che leggiamo sono nutrimento per il nostro essere, così come le immagini che scegliamo di vedere: ha senso dunque impiegare il nostro tempo per guardare immagini di paura o di violenza? In quale modo permettiamo ad esse di nutrire la nostra anima? Le persone che frequentiamo, le loro parole, le nostre parole, le situazioni che viviamo, sono fonte di grande nutrimento, ecco perché sarebbe preferibile che fossero piacevoli. E poi c’è il cibo: quello che scegliamo di mangiare e il modo in cui lo prepariamo assume un grande valore, sia per noi sia per le persone che ci vivono ac...
Ci sono dolori così grandi e potenti che risulta arduo guardarli tutti in una volta: bisogna frammentarli, farli a pezzi e darsi modo e tempo di osservare ogni frammento. Un po' come si fa con il veleno delle api: ci si abitua poco a poco. Di fronte a dolori del genere sorge spontaneo domandarsi che senso abbiano, perché sono capitati proprio a noi, se riusciremo mai a superarli e ad inserirli nella nostra biografia in modo che tornando là con il pensiero la ferita non si riapra e non pulsi più in maniera bruciante. Mi viene da pensare al Principe Siddharta che, chiuso nella sua bolla di perfezione decide di uscire per andare nel mondo dove scopre il dolore, la malattia, la morte: forse che anche noi in una vita paradossalmente priva di dolore e di sofferenza, faremmo un viaggio simile? Forse allora che certi dolori davvero ci rendono più forti e contribuiscono alla nostra evoluzione? Forse che non tutto il dolore venga per  nuocere ? Lo yoga e i dolori positivi Una delle prime cos...
  E' possibile perdonare? Perdonare significa donare all’altro la (nostra) rinuncia alla rivendicazione di quello che fatto. Come faccio a donare qualcosa a chi mi ha ferito, a chi ha calpestato la mia sensibilità ed i miei sentimenti, a chi si è comportato male nei miei confronti? La strada del perdono è davvero una via percorribile o è soltanto un’utopia? Proiezioni ed aspettative Per capire come sia possibile perdonare è necessario vedere le cose da altri punti di vista: molto spesso ci relazioniamo agli altri proiettando su di loro caratteristiche che vorremmo tanto avessero, ma che in realtà non gli appartengono. Ci relazioniamo all’altro con una serie di aspettative che, se non si realizzano, ci portano delusione. L’altro, a sua volta, si fa spesso vestire dagli abiti che gli diamo o, pur non indossandoli di sua sponte, vediamo che gli calzano a pennello. E quando l’altro si rivela essere per quello che è, ma che in realtà è sempre stato, sorge in noi un infinito senso di sco...
  Che l’empatia sia una caratteristica più che apprezzabile non vi sono dubbi, soprattutto in un’era intrisa di individualismo dove non ci si ferma a prestare soccorso a chi ha bisogno, ma si cerca il cellulare per riprendere la scena. Tanto di cappello quindi a chi riesce ancora a sentire l’altro così intensamente da entrare dentro alle sue sensazioni e da vestirsi dei suoi sorrisi e delle sue lacrime. Ma... Ma con moderazione, sia per rispetto nei confronti dell’altra persona, sia per amor proprio. Gioie o dolori? Sicuramente siamo più abituati, per una cultura della sofferenza, ad empatizzare con chi soffre: le canzoni di amori impossibili sono quelle che hanno più successo, così come i film che narrano vicende drammatiche. E poi, diciamolo, con il dolore è più facile stare accanto all’altro: purtroppo condividere la felicità non è da tutti, subentrano invidie, gelosie e tanti altri sentimenti che non ci permettono di andare più in là di un “Te lo meriti, sono contenta/o per te!...
L’immaginazione è uno dei poteri più grandi che abbiamo: ci permette di viaggiare, di cambiare luogo, di muoverci nello spazio e nel tempo senza spostarci realmente di un millimetro da dove siamo con il nostro corpo fisico. L’immaginazione ci permette di riabbracciare persone lontane o appartenenti ormai ad altre dimensioni, di rivedere luoghi cari e distanti, di fantasticare su mondi possibili. Ma, più di ogni altra cosa, l’immaginazione ci permette di creare la nostra realtà. Cosa significa immaginare? In me mago agere : lascio agire il mago che è in me. Questa frase sembra un mantra, un’affermazione, una formula magica. E in un certo senso lo è. Quando immagino disegno un mondo, lo creo, e quanti più dettagli riesco ad aggiungere a quello che vedo, tanto più lo percepirò come reale: la mente non distingue fra eventi reali ed eventi immaginari. Se credo fortemente che una situazione sia vera, se riesco a viverla intensamente come tale, allora l’Universo si adopererà perché lo diventi...
Quante cose non assaporiamo perché ci assopiamo nella ripetitività di certe azioni quotidiane che ad un certo punto si svuotano e perdono quasi di significato? Quante volte ci soffermiamo davvero sul momento e lo viviamo come se fosse l'unico ed il più importante della giornata? E quante portiamo l'attenzione al fatto che quel frangente potrebbe trasformarsi in un ricordo indelebile per la persona che ci è accanto?  Siamo sempre talmente di corsa e proiettati su quello che dobbiamo fare dopo, da non accorgerci della ricchezza di cui è ricco il nostro presente e del fatto che la nostra vita è composta da una costellazione di piccoli attimi speciali ed irripetibili. Eppure, quelli che per noi sono semplici gesti possono diventare emozioni che sedimentano nella memoria del corpo di chi ci vive accanto. Qualche sera fa mi sono ritrovata a fare il gesto per me naturale di rimboccare le coperte al mio secondogenito con l'intento di tenerlo al caldo (perché si era raffreddato) ed ...
In qualsiasi situazione che richiede una presa di posizione o quantomeno un orientamento, la reale libertà di scelta sta nel possedere un orizzonte di possibilità da studiare e da valutare in maniera ponderata. Siamo ormai così abituati ad un parto ospedalizzato che davvero poche persone conoscono le alternative possibili a questa che è solo una delle possibili scelte; siamo così abituati all’idea che qualcuno debba far partorire la donna che, nel corso del tempo, ella ha smesso gli abiti della protagonista del suo evento affidando la totale responsabilità del proprio parto agli esperti che la assistono. Esperti che, nella maggior parte dei casi (si parla ovviamente di gravidanza fisiologica e di parto naturale) sono lì soltanto come testimoni del miracolo della vita. Solo la donna può partorire, ripercorrendo la storia di tutte le antenate e di tutte le donne che prima di lei hanno superato questo rito iniziatico, recuperando memorie uterine e forse selvagge, facendo ria...